DOTT.SSA ANNA MARIA RITA MASIN

Il lutto

Definizione
Il “lutto” viene definito come un sentimento di intenso dolore che si prova per la perdita, in genere, di una persona cara. Il termine lutto, quindi, viene collegato sempre a una condizione di perdita. Estendendo, quindi il suo significato, la condizione/il vissuto di lutto come perdita, emerge, anche, in situazioni di vita che vanno oltre la perdita per morte di una persona cara, ossia:
1 - in caso di separazione (emerge il vissuto di perdita di una “parte di un pezzo della vita propria” oppure come “fallimento”);
2 - in caso di diagnosi di malattia grave (emerge il vissuto di perdita del controllo delle funzioni del proprio corpo)
3- nel passaggio da un ciclo di vita all’altro (cfr., per esempio, lo svincolo dei figli).
In generale, comunque, negli eventi appena citati, è difficile che le persone parlino di “lutto” vero e proprio.

Fasi del lutto
Chi ha studiato e ha classificato il lutto è stata Elisabeth Kübler-Ross (Zurigo, 8 luglio 1926 – Scottsdale, 24 agosto 2004), medico, psichiatra e docente di medicina comportamentale Svizzera. Ha evidenziato che il lutto e la sua elaborazione, seguono 5 fasi:
1- negazione o rifiuto: in questa fase la persona nega il problema. Vengono espresse le seguenti frasi: “Ma è sicuro, dottore, che le analisi sono fatte bene?” (in caso di diagnosi di malattia grave), “Non è possibile, si sbaglia!”, “Non ci posso credere” (in caso separazione, per esempio). Il meccanismo di difesa qui attuato, la negazione, serve per proteggere la persona da un’eccessiva ansia (di morte, in caso di malattia) e per prendersi il tempo necessario per organizzarsi. Solitamente, con il tempo, tale difesa diventa sempre più debole.
2- rabbia: dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni, investendo chiunque, persino Dio. La frase più frequente è “perché proprio a me?”. Questo è un momento molto delicato per la persona perché può chiedere aiuto o rifiutarlo, chiudendosi completamente. In questa fase, se la persona ha già intrapreso un percorso psicoterapico, c’è il rischio di interruzione improvvisa (drop-out).
3- contrattazione o del patteggiamento: in questa fase inizia a emergere una progettualità futura, seppur immediata, con le risorse (personali e sociali) e le difficoltà che la persona inizia a riconoscere. In questa fase, emerge la tendenza a riprendere il controllo della propria vita di riparare il riparabile.
4- depressione: rappresenta un momento nel quale il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo (depressione reattiva) o che sta per subire (depressione preparatoria). Nel caso di malattia grave, la persona non può più negare la sua condizione di salute, e inizia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile, per cui la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta. Quanto maggiore è la sensazione dell’imminenza della morte, tanto più probabile è che la persona viva fasi di depressione. La fase della depressione, se ben elaborata in psicoterapia, è la fase più importante perché porta a non subire gli effetti dell’evento ma ad accettarli e a costruire una nuova esistenza
5- accettazione: quando la persona ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a lui e dentro di lui, arriva a un’accettazione della propria condizione e a una consapevolezza di quanto sta per accadere; durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione, solitamente di intensità moderata. È il momento della rinascita, del godere delle piccole cose quotidiane. È il momento in cui la persona rivede la “classifica” delle cose importanti da fare (solitamente, chi ha passato un momento di malattia grave, preferisce stare più in famiglia e dà un significato importante ma secondario al lavoro, per esempio). Può essere anche la fase in cui la persona riconosce che la sua vita sta per finire e, quindi, assieme ai suoi famigliari, si prepara al passaggio.

È importante sottolineare che questa è una classificazione teorica. Nella realtà le fasi molto spesso si sovrappongono. Il terapeuta esperto riconosce la loro alternanza e/o sovrapposizione.

L’elaborazione del lutto
L'"elaborazione del lutto" consiste nel lavoro di rielaborazione emotiva dei significati, dei vissuti e dei processi sociali legati alla perdita. Il processo di elaborazione del lutto, può essere di durata e complessità diversa da persona a persona perché è legato a diverse variabili (come per esempio, i meccanismi di difesa, struttura di personalità, ecc.). Solitamente, nella sua fase acuta, viene completato entro 6-12 mesi ma può necessitare anche di un tempo più lungo in caso di perdite di figure relazionali primarie (genitori, figli, partner) e dall’età (per esempio, figli piccoli).