Non so se vi è mai capitato di sentire persone che, al ritorno dalle tanto desiderate vacanze in coppia, senza figli o amici, giurano che non faranno mai più questa esperienza perché continuavano a litigare e non vedevano l’ora di tornare a casa. Oppure altre coppie dicono che hanno iniziato a mal sopportarsi dopo che uno dei due (solitamente il marito) è andato in pensione. Durante il periodo lavorativo si fanno grandi progetti carichi di aspettative in vista dell’agognata libertà. Molto spesso capita, invece, che questi programmi siano disattesi e si resti delusi da se stessi e dal partner. Ci si domanda perché e cos’è andato storto. Spesso non si trova una reale risposta. In questo periodo di quarantena, molte sono le coppie che stanno scoppiando. Vacanze, pensionamento e quarantena hanno una caratteristica in comune: la condivisione della quotidianità 24 ore su 24. Ciò porta alla rottura di equilibri e di abitudini consolidati. Il lavoro, la scuola, le varie attività proprie e dei famigliari, consolidano delle routine da un lato stressanti, dall’altro rassicuranti: ognuno ha un proprio ruolo. La vacanza o l’interruzione lavorativa (per il pensionamento o per la quarantena) rompe improvvisamente queste ritualità rassicuranti. Credo che molte persone nel programmare una vacanza in coppia o all’inizio di questa quarantena abbiano pensato “va beh, avremo più tempo per fare sesso, per dormire, per parlare” e magari all’inizio è anche successo.
Poi, le cose si sono progressivamente modificate, fino ad arrivare all’attrito e al conflitto vero e proprio. Cosa è successo? La rottura (anche temporanea) di un qualsiasi equilibrio nella coppia produce una messa in discussione dei propri ruoli e dei propri spazi, sia fisici che mentali. Nella quotidianità si sa chi, per esempio, in famiglia programma e prepara i pasti: questo è uno spazio fisico e mentale. Una persona gestisce sia lo spazio fisico (la cucina) sia lo spazio mentale (l’organizzazione, la creazione, la programmazione, ecc.). La condivisione della quotidianità porta a fare le cose insieme e ciò va al di là di abitare sotto lo stesso tetto. Fare le cose insieme vuole dire, mettere in comune una parte del proprio spazio (fisico e mentale) con una parte dello spazio dell’altro e farne un terzo spazio. Questo procedimento necessita di disponibilità e flessibilità poiché implica accettazione reciproca ma anche la formazione di altri spazi, sia individuali che di coppia. La condivisione forzata della quotidianità può consolidare il legame forte preesistente; per contro, possono emergere delle difficoltà personali e/o di coppia latenti e velate da quella quotidianità consolidata. Possono emergere, per esempio, difficoltà di condivisione emotiva, difficoltà di comunicare i propri bisogni, conflitti coniugali mai esplicitati.
Oppure possono evidenziarsi delle caratteristiche del partner poco tollerate dall’altro.
Per esempio.
Una persona ha sempre avuto difficoltà nell’esplicitare i suoi bisogni pensando che l’altro li dovesse intuirli: mentre prima c’era la scusa del poco tempo, ora si evidenzia la problematica comunicativa. Oppure la persona che ha sempre mantenuto un buon controllo emotivo dando un’immagine di sé di persona forte, in una situazione di precarietà (come questa) può far emergere la sua fragilità. Il periodo di condivisione forzata può trasformarsi in un campo di battaglia oppure in una risorsa perché diventa un periodo di confronto costruttivo. Spesso la stabilità della coppia viene intesa a livello temporale (da quanto sono insieme); la profondità del rapporto si costruisce e ricostruisce nel tempo.